Di fronte al più grosso cerchio di pietre del Piemonte non possiamo che rimanere affascinati, purtroppo se osservato nel contesto in cui si trova oggi, la sua magia svanisce inglobata da case e cemento. Questi grossi menhir non solo sono circondati da edifici che ne soffocano la disposizione, ma negli anni ‘70 sarebbero stati spostati con alcune ruspe dalla loro posizione originaria, per necessità edilizie. Furono ammucchiati poco lontano e alcuni massi trasportati in giardini privati. Grazie ad una protesta del Comune con il sostegno di alcune persone sensibili, forti del desiderio di riesumare il proprio personale antico luogo archeologico, trent’anni più tardi, sarebbero  stati riposizionati nel loro sito di origine, naturalmente in maniera approssimativa.


visione satellitare del cerchio

Nel 2005 vennero infatti segnalati alla soprintendenza ai Beni Archeologici della regione Piemonte da Luca Lenzi, perché notati in stato di abbandono vicino ad un parcheggio. Il Lenzi, già studioso di menhir che aveva avuto modo di osservare in altre regioni europee (luoghi in cui reperti simili erano rispettati e ben mantenuti) ebbe come una folgorazione grazie all’osservazione casuale di un solo monolite che si trovava ancora fortunatamente in posizione verticale appoggiato ad una betulla (gli altri gettati a terra sembravano solo dei massi molto grossi).

Cercò di coinvolgere alcune associazioni locali, tra cui Anticaquercia di Biella e il Gruppo Archeologico Canavesano che confermarono i suoi timori, confermando che effettivamente ci si trovava di fronte ad un antichissimo cromlech distrutto!

Fu la passione per un passato ritrovato di queste persone che salvarono l’antica stonehenge del biellese e, nonostante abbia perso la sua posizione originaria, possiamo per fortuna vedere oggi come doveva apparire un tempo.
Oggi si trovano nei pressi della rotonda della statale Santhià – Biella in un luogo recintato e risistemato, ma nulla potrà riportarli all’autentica posizione originaria.

Ecco come sarebbe stato distrutto uno tra i più antichi luoghi di culto del nostro paese, datati all’età del ferro (4-5.000 a.C.). Inoltre studi approfonditi hanno rilevato alcune lavorazioni primitive di incisioni cruciformi e di una coppella.
In Piemonte non è fatto raro trovare menhir, ne esistono di diversa fattura in un’area che si estende dalle Alpi alla Liguria, toccando terre appartenute ai popoli celtici. L’area del biellese non è da meno per diversi ritrovamenti, tra cui la “sepoltura del Principe” rinvenuta sulla collina della Burcina e la spada celtica nel torrente Cervo nei pressi di Vigliano Biellese (entrambi i manufatti sono visibili al museo del Territorio).

Nonostante abbia perso il valore sacro di un tempo, questo cerchio di pietre affascina con la sua presenza chi si reca sul posto, terra ancora intrisa di magia non ancora del tutto perduta. Questo è l’immenso eterno valore dei menhir sacri.

articolo di Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu- info@luoghimisteriosi.it
fotografie di Lussiana Mauro – www.maurolussiana.com